La capacità di sintesi è una qualità importante, spesso fondamentale, in molti ambiti. Si sa che “curva dell’attenzione”, normalmente, raggiunge il suo massimo dopo 10-15’: da lì è una continua discesa, fin quasi a scomparire dopo 45’.
Lo sanno bene gli esperti di comunicazione. E non c’è dubbio che anche chi fa politica non può prescindere da questo fattore.
Una delle maggiori difficoltà, per chi ha un ruolo politico e ambisce a ricoprire un incarico istituzionale, è “tradurre” in concetti chiari e semplici il proprio programma politico. Cosa, evidentemente, spesso non semplice. Clamoroso, rimanendo alla politica italiana, fu il caso del Programma del Governo Prodi, che, nel 2007, venne raccolto in un libro: numero di pagine? 319…Chiedere ad un potenziale elettorale (o cercare di conquistare la fiducia di nuovi sostenitori) di leggere “un fardello” così corposo (composto da argomenti il più delle volte piuttosto complicati, che ne rendono ancora più difficile la comprensione) è un’opera impossibile.
Si può, quindi, ben comprendere il motivo per cui in molti casi l’uso degli “slogan”, in politica, è così diffuso. E il successo di uno “slogan” il più delle volte coincide con il successo nella competizione elettorale.
Quindi: primo punto, pochi concetti, semplici e facile da far “passare” all’elettorato. Secondo, “trovare” uno slogan che identifichi in pochissime parole un’idea, se non la “filosofia” da cui ha origine il proprio programma.
Il MAGA (Make America Great Again) trumpiano sintetizza benissimo il suo programma, un misto di populismo e “sogno americano”, che “sottintende” la creazione di un “nemico” (se non di più), che mette in pericolo l’autonomia e la forza economica del Paese (il principale indiziato è la Cina, oggetto di pesantissime sanzioni nel caso il “tycoon” dovesse sbaragliare il campo, ma anche l’Europa probabilmente potrebbe iniziare ad essere “presa di mira”). Nessuno può dire che l’ex Presidente non abbia “le physique du role” (una delle cose che Biden soffre di più del suo avversario), che si compone di immediatezza comunicativa, “occupazione dello spazio”, grande capacità di “comunicazione non verbale”, la più immediata da comprendere e quella che “rimane” più a lungo nella memoria delle persone. Tutti fattori che dipendono, molto probabilmente, dal fatto che Trump conosce molto bene il suo elettorato e sa bene cosa l’elettorato (o, più in generale”, un “certo tipo” di elettorato) si aspetta da lui.
Se a tutto questo si aggiunge un budget “no limit” (tutte le Campagne elettorali costano, ma quella per le Presidenziali Usa supera di gran lunga qualsiasi altra), per non parlare delle difficoltà di salute (vere o presunte, a questo punto, non conta molto: ciò che conta è che il “percepito” dell’attuale Presidente non è assolutamente in grado di “opporre resistenza” al proprio avversario e, soprattutto, non “mette tranquilli” gli americani in merito ad un incarico della durata di 4 anni che richiede forza fisica e, ancor di più, lucidità di pensiero e risolutezza), non è difficile arrivare alla conclusione che, allo stato attuale, le elezioni americane più che vincerle Biden le può solo perdere Trump. Ieri Musk, da sempre vicino a “the Donald” (in molti pensano che la nomina di Vance a VicePresident nel caso di vittoria repubblicana sia un suo “suggerimento”), ha confermato che contribuirà a sostenere la Campagna elettorale con una piccola donazione mensile di $ 45 ML (pertanto, sui poco meno di 4 mesi che ci separano a novembre, poco meno di $ 180 ML). Ma non è l’unico, visto che, insieme a lui, si è schierato un altro magnate della Silicon Valley (Peter Thiel, cofondatore di PayPal e fondatore di Palantir), oltre che ad altri “sponsor” a cui non fa difetto la ricchezza (quasi a voler dimostrare che anche il mondo “tech”, da sempre considerato vicino ai democratici, oggi si sta avvicinando all’altra riva).
La strada, pertanto, sembra farsi ogni giorno più ostica per Biden, che continua a resistere nel suo “fortino”, da cui cerca di lanciare messaggi rassicuranti (più ai suoi “sponsor” e ai suoi sostenitori che agli Usa e al mondo), con i mercati che sembrano aver già emesso il loro giudizio (per quanto siano “apolitici” non c’è dubbio che l’approccio economico di Trump, che si traduce, molto sinteticamente, in una politica piuttosto espansiva,favorisce ulteriormentela crescita degli indici borsistici, aumentano la predisposizione al rischio dei risparmiatori americani).
Ieri, a Wall Street, 38° record (da inizio anno) per lo S&P 500, salito dello 0,6%. Miglior seduta dal giugno 2023 per il Dow Jones, in rialzo dell’1,85%.
Ruselll 2000, + 3,5%, che porta al + 12% il rialzo in pochi giorni.
Questa mattina indici asiatici in leggero assestamento: a Tokyo il Nikkei scende dello 0,43%, seguito da Shanghai, in calo dello 0,32%.
Hang Seng di Hong Kong invece intorno alla parità.
Positivo lo S&P ASX di Sidney (+ 0,9%) e la Nuova Zelanda, in salita dello 0,7%.
In calo Seul e Taipei.
Futures in calo ovunque (più marcato quello sulle piazze Usa, mentre in Europa viaggiano appena sotto la parità).
Petrolio in leggero calo, con il WTI a $ 80.68 (- 0,21%).
Gas naturale Usa a $ 2,188 (- 0,18%).
Oro al massimo storico di $ 2.472,20 (+ 0,09% questa mattina).
Spread a 125,9, con il BTP a 3,69%.
Bund 2,42%.
Oat francesi a 3,08%.
In calo anche il Treasury Usa, a 4,16% da 4,21%.
€/$ stabile a 1,090.
Bitcoin che ha “scaldato i motori”, portandosi questa mattina a $ 65.612.
Ps: l’Inghilterra, si sa, è la “patria” del calcio. Eppure da ben 58 anni anni la sua Nazionale non alza un trofeo (l’ultima volta è stata nel 1966, con la vittoria – casalinga – ai Mondiali). Anche la finale europea di domenica non è andata come sperato, con la vittoria della Spagna (seconda finale persa nelle ultime edizioni della competizione). Eppure, per come si erano messe le cose, non si può dire che il risultato sia stato così deludente.
Fatto sta che Gareth Southgate, il CT, ha sentito il dovere di rassegnare le dimissioni. Noi siamo usciti, come tutti sappiamo, agli ottavi, senza che ci sia stato una minima idea di gioco. Ma nessuno, a quanto pare, si è posto il problema di chi sia stata la responsabilità del fallimento…